Il Coordinamento Pedagogico e Organizzativo è stato istituito nel 2001 e opera all'interno del Servizio Educazione e Cultura dell'Infanzia.
Ha il compito di sovrintendere, monitorare, promuovere e sviluppare la qualità pedagogica dei servizi educativi per l'infanzia (0-6 anni): asili nido pubblici e privati, scuole dell'infanzia, servizi educativi integrativi.

Coordinamento come "Cabina di pilotaggio"

Il coordinamento che il Comune di Prato ha organizzato come una “Cabina di pilotaggio” assolve i compiti e le funzioni, in modo unitario, per tutti gli asili nido pubblici e privati e le scuole d’infanzia comunali raccogliendo l’eredità di continuità educativa 0-6 anni, già avviata in precedenza sperimentalmente, e di valorizzarla sia nei contenuti che nell’organizzazione.

Continuità – Discontinuità - La coerenza educativa

Occorre sottolineare che l'esigenza della continuità è considerata in una prospettiva che riconosce il valore delle peculiarità e delle differenze tra i due servizi educativi: lontano da ottiche di uniformità e di subordinazione tra istituzioni (quasi che l'una debba servire ed esistere in funzione dell'altra), ma come articolazione e valorizzazione della specificità di ciascuna, nel pieno riconoscimento del rispettivo valore per la crescita del bambino.

Un delicato equilibrio quindi tra continuità e discontinuità meglio espresso dal concetto di "coerenza educativa" che privilegia gli aspetti di contenuto e progettualità e restituisce la complessità del tema.
Consapevoli dell'importanza che tale obbiettivo riveste per tutte le istituzioni prescolastiche esistenti sul territorio e del ruolo promozionale che spetta all'ente locale rispetto alla cultura e alle politiche per l' infanzia, si opera per allargare la riflessione su questo tema coinvolgendo i servizi privati e statali in un percorso comune di crescita e confronto per costruire una omogeneità di obbiettivi, di risultati e di qualità pur nella diversa articolazione delle esperienze.

Le azioni del gruppo di coordinamento

Nella prima fase "sperimentale" (fino ad aprile 2001) fu evidenziata con questo termine la connotazione non definitiva, ma in corso d'opera delle linee programmatiche e del percorso istituzionale previsto. Questo allo scopo di darsi e di offrire l'opportunità di riflettere intorno a questa esperienza iniziale e introdurre quei correttivi ritenuti più utili e più condivisi dall'amministrazione e dal personale dei servizi.

L'attuale gruppo di coordinamento già al suo primo approccio nei nidi e nelle scuole ha raccolto il messaggio forte dal personale della necessità di avere figure di riferimento, interlocutori stabili e riconosciuti che si costituiscano come connessione tra i plessi e l'amministrazione ed è proprio a partire da questo bisogno riscontrato e condiviso che ha preso spunto il lavoro per definire finalità, funzioni e organizzazione del coordinamento stesso. L'obbiettivo di fondo è di favorire il benessere nei plessi e il miglioramento della vita scolastica in tutte le sue componenti (relazionali, educative, didattiche, ecc.) tra tutti gli attori coinvolti: bambini, educatori, operatori e famiglie.

"L'ascolto", inteso come processo di comprensione di ciò che realmente viene chiesto, costituisce un aspetto metodologico basilare che si pone come sostegno al personale per potenziare e organizzare risorse e capacità già attive, per orientare le scelte e la pratica educativa affinché "capire prima di fare" possa essere un procedimento applicato e garantito ai singoli individui e ai gruppi di lavoro.

Figure di coordinamento: storia e contesto normativo

I primi passi del coordinamento pedagogico

La figura di coordinamento e/o coordinatore pedagogico emerge per la prima volta, con tempi e modi differenziati sul territorio dai numerosi progetti di legge presentati già all'inizio degli anni 90, anticipando la stagione di politiche locali a favore dell'infanzia (leggi 104/ 92 e 285/ 97).

Ogni comune si è dotato nel tempo di un proprio regolamento e di organismi amministrativi per la gestione dei servizi educativi. Non di rado gli organismi di coordinamento prendono l'avvio, nei comuni, dall'esperienza dei servizi alla prima infanzia (0 - 3 anni). Anche per questo sono rintracciabili strutturazioni e organizzazioni che si differenziano notevolmente dalla " Direzione Didattica " classica della scuola statale.

Lo sviluppo e la qualificazione dei servizi della prima infanzia

Il Disegno di Legge n° 5338 "Norme per lo sviluppo e la qualificazione di un sistema di servizi per la prima infanzia" in discussione alla Camera nei giorni in cui le presenti note vengono scritte (febbraio 2001) istituisce, per la prima volta, la "Direzione organizzativo-gestionale e psicopedagogica dei servizi".

All'art. 14 è previsto che, "i soggetti gestori di servizi pubblici e a finanziamento pubblico organizzano in forma singola o associata le attività di direzione organizzativo-gestionale e psicopedagogica del sistema di servizi per la prima infanzia allo scopo di assicurare lo svolgimento delle seguenti funzioni: a) coordinamento delle attività realizzate; b) indirizzo e sostegno tecnico all'attività degli operatori; c) promozione delle attività di formazione permanente; d) promozione dell'integrazione rispetto ai servizi educativi, sociali e sanitari; e)monitoraggio della qualità dei servizi; f)sviluppo della cultura dell'infanzia all'interno della comunità locale."

La legge 285/97: le regioni hanno cominciato a riconoscere e sancire l'esigenza di individuare figure professionali con competenze tecniche specifiche (coordinatori psico-pedagogici o pedagogici o educativi) per la gestione, il controllo, il funzionamento dei servizi e per il sostegno professionale degli educatori anticipando in più occasioni la normativa nazionale.
La questione fondamentale è, naturalmente, quella di garantire la qualità dei servizi.

Una delle tappe del percorso in tale direzione è la L. 285/97. Riferendosi a tale norma, in un intervento alla Conferenza Nazionale sull'infanzia e adolescenza a Firenze (19-21 novembre 1998), il presidente della regione Toscana Vannino Chiti ha affermato: "Il passaggio dal concetto di infanzia come anticamera dell'età adulta a quella del bambino membro della comunità, con esperienze e bisogni propri, come cittadino a pieno diritto è stato lento. Solo dal 1991 i bambini italiani sono titolari di speciali diritti, quelli sanciti dalla Convenzione dei diritti dell'infanzia e da una apposita legge dello stato (la numero 176 del maggio 1991). Oggi possiamo dire che con la legge nazionale n.285 del 1997, sono stati compiuti molti passi avanti. La sfida è grande, si tratta di riuscire ad attuare i diritti riconosciuti. Tutte le comunità locali sono state chiamate a ridefinire qualità e quantità dei servizi: è questo un primo importante risultato conseguito dalla nuova legge".

Un'altra tappa, nell'ambito dello sviluppo delle politiche sociali per l'infanzia, è segnata dalla legge quadro sui servizi sociali, n° 328 del 15-12-2000, la quale ripartisce chiaramente competenze tra stato, regioni ed enti locali incentivando per questi ultimi forme di aggregazione. Alla luce delle innovazioni introdotte da tale legge sarà necessaria una crescita culturale dei vari soggetti. I dirigenti delle pubbliche amministrazioni dovranno migliorare l'attitudine strategica e progettuale in coerenza con una logica di nuova imprenditorialità pubblica e i soggetti del terzo settore dovranno crescere da fornitori di servizi e prestazioni a "agenti e responsabili di pubblici servizi".

I compiti assegnati ai comuni

Il comune diviene il soggetto centrale della programmazione e della verifica; l'art. 6 della legge quadro gli assegna, infatti:

  • l'autorizzazione al funzionamento, l'accreditamento e la vigilanza sui soggetti del terzo settore operanti nell'ambito dei servizi sociali;
  • il coordinamento di tutte le attività che si svolgono sul proprio territorio;
  • l'adozione di strumenti di controllo e di valutazione dei risultati;
  • la consultazione di tutti i soggetti operanti nel settore anche ai fini della programmazione degli interventi.

Sul versante delle scuole dell'infanzia, furono significative le affermazioni contenute nel documento elaborato dalla "Commissione di studio per il programma del riordino dei cicli di istruzione", datato 12/9/2000, ove tra i "fondamentali fattori di qualità" è indicata la presenza di "incisive forme di coordinamento pedagogico e organizzativo". Notevole anche l'affermazione, contenuta nel documento, che "gli standard vanno intesi come criteri di qualità cui ispirare i comportamenti amministrativi, di gestione delle risorse, di investimento".
Alla luce di quanto detto si può dare per condivisa e acquisita l'idea che le figure di coordinamento assumono un ruolo indispensabile per la gestione, il controllo e il funzionamento dei servizi e per il sostegno professionale degli educatori. Gli interventi dei coordinatori, inoltre, hanno connessioni relative alla qualità della pratica professionale e alla qualità della risposta ai bisogni formativi.

Approfondimenti

Quali sono le funzioni e i compiti del coordinamento

Nascita del coordinamento a Prato e struttura attuale

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