Secondo il classico schema del self-made man pratese, Valaperti aveva interrotto la scuola dopo la terza elementare, aveva fatto il cordaio in Piazza Mercatale, aveva messo su la sua prima impresa tessile già nel 1893 e da lì, crescendo, era arrivato alla grande fabbrica a ciclo completo, posta alla confluenza tra via Battisti e via Bologna. Domiciliato in storici palazzi cittadini (la famiglia viveva in Palazzo Novellucci, ma erano suoi anche Palazzo Bizzocchi e altri), Giuseppe Valaperti condusse una vita agiata ma senza lussi superflui, una vita che gli fu anche prodiga di lutti: perse in giovane età entrambe le mogli e i due figli maschi. In età matura, Valaperti si innamorò di Livorno, città che considerò come sua seconda patria e che lo ricambiò facendolo cittadino onorario. Lì si trovò a suo agio come a Prato, si fece costruire una grande villa all'Ardenza (con annessa un'enorme quantità di terreno, che poco dopo donò perché vi fosse costruito quello che è ancora adesso lo stadio di Livorno) e divenne anche imprenditore edile, edificando i 47 villini che fiancheggiano il lungomare davanti all'Accademia Navale. Congiungendo idealmente le due città che amava, Valaperti - uomo assai generoso ma investitore accorto - volle chiamare la sua lottizzazione livornese "Prato al mare". Segnalato da Fabrizio Giampaolo Massai , aprile 2011
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