È il 'padre' dei famosi cantucci di Prato. Detto 'Mattonella', nel 1858 aprì il suo forno nel cuore della città, che anche oggi è un vanto di Prato. I suoi biscotti vennero premiati all'esposizione Italiana di Firenze del 1862, a Torino nel 1863 e all'Exposition Universelle di Parigi nel 1867.
Nel 1858 apriva i battenti su via dell'Appianato il forno di Antonio Mattei, "fabbricante di cantucci, biscotti e altri generi" come si leggeva sull'elegante insegna di legno che sovrastava e ancora sovrasta il negozio. I suoi prodotti furono subito apprezzati visto che appena tre anni dopo, all'esposizione Italiana di Firenze del 1862, Mattei ottenne una medaglia al merito per i suoi cantucci, premiati anche nel 1863 a Torino e nel 1867 all'Exposition Universelle di Parigi. Con il termine "cantucci" non si intendevano allora i biscotti con le mandorle che poi sarebbero diventati il simbolo di Prato, ma le grandi fette biscottate con semi di anice, conosciute a Prato già nel 1600. Era quello il prodotto di punta dell'azienda, insieme agli altri che pian piano si affermavano. Come i biscotti con le mandorle, appunto, che Mattei mise a punto recuperando una ricetta settecentesca, mentre da due suore di Mantova a cui diede generosa ospitalità, Mattei ebbe in cambio la ricetta di un dolce soffice e semplice, che diventò poi la Mantovana, altro futuro marchio di fabbrica del forno Mattei. Dopo l'Unità d'Italia i biscotti di Prato erano già noti in tutta la penisola e all'estero. Di questa fama si trovano numerose testimonianze del tempo. II grande scrittore tedesco Herman Hesse di passaggio a Prato nel suo viaggio in Italia, cita la bontà dei biscottini. E Pellegrino Artusi, il padre della cucina italiana, nel suo libro "La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene", ne fa un elogio scrivendo che "...aveva il genio dell'arte sua ed era onesto e molto industrioso". Da subito il soprannome Mattonella si sovrappose a quello della famiglia produttrice. Secondo alcuni il soprannome deriva dalle esotiche mattonelle con cui agli inizi del Novecento venne rivestita la facciata del negozio e che pare colpissero molto i cittadini di Prato. Ma c'è anche chi sostiene che "mattonelle" fosse il nome con cui erano noti in Toscana già in precedenza i cantucci all'Anice. Nel 1885 Antonio Mattei morì e lasciò il forno al figlio Emilio che lo portò avanti fino agli inizi del 1900. Il forno fu poi acquistato da Egisto Ciampolini e dalla moglie Italia, con le garanzie economiche offerte da un loro parente, Tommaso Pandolfini. E fu la famiglia Pandolfini ad assumerne poi la gestione e a mantenere viva la tradizione e l'attività fino ai giorni nostri, sempre nella ex via dell'Appianato, oggi via Ricasoli. p.t.
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