Il gioco della “Palla Grossa” ha origine nel Medioevo. Molto simile al calcio fiorentino, era già praticato nella Prato di fine Cinquecento.
Il torneo della Palla Grossa era un avvenimento cittadino memorabile, indetto per celebrare ricorrenze straordinarie o festività solenni. Venivano ammessi al gioco aristocratico soltanto uomini di nobili natali; in seguito si aprì a tutti i giovani di comprovata destrezza e abilità, richiamando vere e proprie folle di spettatori.
Perchè si chiamava "Palla Grossa"? Gli storici nei loro scritti affermano che il gioco si chiamava così perchè era giocato in un campo più corto con una sfera più grande e più pesante rispetto al calcio fiorentino.
I calcianti fiorentini giocavano infatti con una palla più piccola, colpendola anche con le mani. Il calcio a Prato si giocava in Piazza Duomo utilizzando solo i piedi per colpire la palla, dato che la piazza non era grande come quella di Santa Croce a Firenze.
La preparazione del torneo era scandita da cerimonie solenni.
I calcianti partivano in corteo dalla chiesa di riferimento del quartiere per arrivare all'arena di gioco.
Si giocava dalle ventidue alla mezzanotte e venivano nominati sei giudici ad arbitrare la partita, seduti su un seggio rialzato.
Le due squadre erano composte da 54 giocatori, detti "calcianti". Dovevano avere tra 18 e i 45 anni ed essere sani, robusti e di buona fama.
I ruoli di gioco erano:
corridori (attaccanti);
sconciatori (difensori);
datori innanzi (centrocampisti);
datori addietro (portieri).
Quando la palla oltrepassava lo steccato avversario era punto, detto "posta". La partita durava un'ora di tempo e vinceva chi aveva ottenuto il maggior numero di punti.
Gli antichi quartieri della città
L'organizzazione dello spazio all'interno delle mura di Prato era definito originariamente dalle principali aperture della cerchia che circondava la città.
La cinta muraria, iniziata intorno al 1175 e terminata nel 1196, era costituita da blocchi squadrati di pietra alberese rinforzata da torri e bertesche e dotata di otto porte:
porta San Giovanni;
porta Tiezi;
porta Capo di Ponte;
porta Corte;
porta Santa Trinita;
porta Fuia;
porta Gualdimare;
porta al Travaglio.
Le porte dividevano la terra in otto circoscrizioni omonime nelle quali era divisa la città; per semplificarne l'amministrazione, il Comune decise di riunire le otto porte a coppie di due.
Ecco che gli "ottavi" diventarono i "quartieri" della città:
Porta San Giovanni e Porta al Travaglio (quartiere di Santo Stefano); lo stemma era costituito da un leone giallo in campo rosso;
Porta Gualdimare e Porta Fuia (quartiere di Santa Maria); lo stemma era costituito da un orso nero in campo giallo;
Porta Santa Trinita e porta a Corte (quartiere di Santa Trinita); lo stemma era costituito da un'aquila rossa in campo bianco;
Porta Capo di Ponte e Porta Tiezi (quartiere di San Marco); lo stemma era formato da un drago verde in campo rosso.
Le antiche origini del calcio
La pratica di sport che utilizzano corpi sferici di grandezza variabile è antichissima: ai tempi dell'antica Grecia si giocava la Sferomachia; gli antichi romani si dilettavano in un gioco simile detto Arpasto (dal latino "strappare a forza"), utilizzando una sfera rivestita di pelle o cuoio piena di piume o altro materiale leggero.
Tra il XIV e il XV secolo, il gioco torna dalla Francia con variazioni nella tecnica e nelle regole: lo ritroviamo in Toscana, soprattutto a Firenze e Prato.
Riesumazione della tradizione
Dalle sorgenti del Bisenzio al suo confluire in Arno
dai monti che questa valle guardano alla Piana che verso Pistoia
da un lato si estende e verso Firenze dall’altro
i filatoi si arrestino si tacciano i telai
e ogni altra opera attenda finché, fra il gaudio del popolo tutto
sia risolta in questa piazza la nobile tenzone
fra coloro che il monte e la piana rappresentano di questa nostra amata terra
A Prato.........Saluto!.........
Con questo saluto alla città si dava inizio alle partite di Palla Grossa quando Silvio Giannini insieme a Roberta Betti ebbero l'idea di riesumare l'antica tradizione nel 1976 dopo aver fatto ricerche sugli usi e costumi del XV e XVI secolo aiutati dallo storico Aldo Petri.
Purtroppo solo pochi documenti relativi alle antiche usanze erano disponibili; Bresci nel 1925, riferisce di ricerche effettuate su scritti di Cesare Guasti, Giulio Giani e Francesco Redi, dove si parla del “Giuoco del Calcio a Prato” nel periodo del 1600 e 1700.
Dal 1976 al 1983 la Palla Grossa fu un appuntamento imperdibile per la città di Prato con le partite accompagnate delle tessitrici che lottavano per la spola d'argento; durante la partita quattro ragazze, una coppia per quartiere, si sfidavano con i telai a mano per produrre il maggior numero di metri di stoffa.
Come succedeva in campo, chi vinceva andava in finale e poteva succedere di avere alla sfida decisiva ambedue le coppie di tessitrici delle squadre sconfitte in campo.
Palla Grossa dal 1976 al 1992
Nel 1976 l'esordio della Palla Grossa moderna non fu dei migliori: a causa maltempo la partita programmata per il 15 settembre venne posticipata a venerdi 17, ma nonostante l'infausta data, la sfida tra i “Rossi” di Prato a Valle (composta dai quartieri S.Trinita e S.Marco) e gli “Azzurri” di Prato a Monte (quartieri S.Stefano e S.Giovanni) si disputò in Piazza Mercatale sotto gli occhi del sindaco Landini e di 6000 spettatori per un tutto esaurito.
Il risultato finale di quella prima partita fu 8 a 6 per Prato a Monte che si ripeté due giorni dopo nella rivincita con un simile 8 a 5, conquistando, oltre ai 25 barili di vino trasportati in campo da un carro trainato da due vitelle bianche, anche il primo palio, disegnato dal maestro Rinaldo Burattin.
La sfida della “Spola d'argento” si svolgeva invece tra i quattro quartieri e ambedue le gare furono vinte dalle ragazze azzurre Antonella Noli e Cristina Franceschini.
Nel 1977 si incrociarono in campo i quattro quartieri; il palio, disegnato stavolta da Gastone Breddo, fu conquistato dai verdi di San Marco con un sonoro 9 a 1 sui Rossi; Gli azzurri di Santa Maria conquistarono nuovamente la vittoria ai telai grazie a Antonella Biagini e Alessandra Nincheri.
Nel 1978 i verdi di San Marco che portarono a casa il palio disegnato da Bruno Saetti vincendo 4 a 2 sugli Azzurri di Santa Maria; ai telai stavolta la vittoria fu delle ragazze gialle di Santo Stefano.
Nel settembre 1979 la finale fu vinta dai gialli di Santo Stefano contro ai verdi per 3 a 0 e la conquista della spola d'argento andò alle rosse di Santa Trinita; il palio era stato disegnato da Primo Conti.
Nel 1980 I verdi conquistarono il palio di Piero Tredici con un 4 a 1, ai telai vinsero le ragazze gialle con Annamaria Moretti.
Il 1981 vide nuovamente vincitori i verdi che conquistarono il palio di Alfio Rapisardi sconfiggendo i gialli con un 1 a 0 ai tempi supplementari valorizzato anche dalla vittoria delle tessitrici verdi.
Nel 1982 le gare furono spostate allo stadio Comunale perdendo qualità dal punto di vista scenico; la spola d'oro andò alle ragazze azzurre di Santa Maria e il palio disegnato da Salvatore Cipolla ai gialli di Santo Stefano che si vendicarono dell'anno precedente sconfiggendo, sempre ai tempi supplementari, i verdi per 2 a 1.
Nel 1983 si tornò in piazza Mercatale con una finale inedita; assenti i verdi, che si consolarono con la vittoria della gara ai telai, i gialli travolgerono i rossi con un sonoro 8 a 1 vincendo il palio d'Antonio Lanzi.
Nel 1991, dopo una pausa di 8 anni, durante i quali era scomparso l'organizzatore Giannini, venne organizzata una nuova edizione, al campo rugby di Viale Galilei; vincono il palio di Tosco Andreini, i rossi di Santa Trinita contro gli azzurri di Santa Maria per 8 a 3 ma purtroppo poco ricordava l'atmosfera delle edizioni precedenti; anche la gara delle ragazze ai telai era stata cancellata.
Il 12 settembre 1992 si chiude la parentesi della Palla Grossa allo stadio Chiavacci di Via del Purgatorio con un'unica partita che vide Prato a Monte vincere su Prato a Valle il palio disegnato da Gabriella Furlani per 8 a 7.
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