Immagine di Sem Benelli
Drammaturgo, scrittore di copioni cinematografici, poeta e scrittore, fu uno dei protagonisti della cultura italiana dei primi decenni del '900. Molte delle sue opere andarono in scena in Italia e all'estero. Prima fra tutte 'La cena delle beffe', da cui Blasetti realizzò il celeberrimo film con Amedeo Nazzari e la pratese Clara Calamai.

Sem Benelli è un altro rappresentante di un'Italia intelligente e inquieta che nella prima metà del Novecento ha tracciato alcune linee culturali apprezzate e in parte adottate anche da altri paesi europei. Nato nel 1877 a Prato e morto nel 1949, ha avuto una vita ricca di alti e bassi. Drammaturgo, scrittore di copioni cinematografici, poeta e scrittore, fu soggetto ad alcune della famose e non sempre esatte stroncature di Papini, che definì i suoi lavori "il tramonto del dannunzianesimo". La sua amicizia, forte agli inizi, con Tommaso Marinetti, naufragò in un mare di avversione reciproca su temi come l'interventismo e sulla concezione dell'arte. Benelli fu un simbolista convinto che finì per trasmigrare nel futurismo e lavorò per acquisire una sua neutralità e quindi una sua netta personalità nel mondo della drammaturgia, nel quale si mosse con gran disinvoltura nonostante l'opposizione che il fascismo fece alle sue opere. Ad ogni rappresentazione, infatti, squadracce organizzate orchestravano nei teatri baldorie e base di grida e fischi. A Prato, alcune sue "prime" furono ripetutamente annullate dal Teatro Metastasio, per "ordini superiori", a difesa dell'ordine pubblico. In realtà Benelli più che fascista fu mussoliniano. Ebbe per il duce simpatie che il duce non condivise e che per questo ne bocciò sempre l'ingresso fra gli Accademici d'Italia. Eppure il drammaturgo della notissima e seguitissima "Cena delle beffe" fu sempre accusato d'essere stato un buon fascista, tanto è vero che Carlo Levy, dopo la guerra, rifiutò di incontrarlo. Lasciò il partito dopo l'uccisione di Matteotti per ritirarsi a scrivere nel suo castello di Zoagli, che gli costò un occhio della testa, per il quale morì indebitato, ma che lo cullò nei momenti della sua solitudine. Lì ascoltava l'urlo del mare e pensava alle commedie che avrebbe scritto. Dalla "Cena" - un enorme successo di quei tempi - Blasetti realizzò un famoso film con Nazzari e la Clara Calamai. E ancora oggi molti ricordano la frase "E chi non beve con me peste lo colga" carica di birignao e farcita dialettismi pronunciata dal Nazzari. Delle sue trenta opere, almeno una ventina andarono in scena per decenni e con grande successo, sia in Italia che all'estero. La sua, nel '49, fu una morte appartata. Pochi se ne accorsero. Aveva lasciato scritto: "l'artista è l'eroe che i tiranni invidiano e che gli stati vogliono assoggettare, perché egli vive per l'uomo ed è spesso contro lo stato". u.c.

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