Immagine di Giustino Durano
Grande attore, scelse di vivere a Prato gli ultimi trenta anni della sua vita. Iniziò la sua carriera con Dario Fo, la concluse con Roberto Benigni, recitando ne 'La vita è bella'. Teatro, cabaret e cinema: una vita sulla scena, all'insegna della qualità.

"Mangiavamo rane fritte e bevevamo cioccolata per sopravvivere". Così amava ricordare i suoi anni di gavetta, il grande attore Giustino Durano. Anni difficili, di speranza e di fame, trascorsi insieme a Dario Fo, suo compagno di avventura e di carriera. Uomo di teatro poliedrico, dotato di una mimica e di una duttilità vocale straordinaria, debuttò nel 1944 in uno spettacolo per le Forze Armate. Quasi sessant'anni di carriera, all'insegna della qualità, che si è articolata attraverso ogni forma di spettacolo; radio, teatro, cinema, cabaret, televisione. In ogni occasione Durano dimostrò al pubblico le sue doti di interprete, capace di passare con disinvoltura dal cabaret con il Teatro dei Gobbi alle esperienze con il Piccolo Teatro di Milano, dall'avanspettacolo agli show come autentico mattatore. La sua grazia, la sua ironia, il suo humour mai volgare hanno lasciato una traccia indelebile nel mondo dello spettacolo italiano. Fu dei primi anni '70 la decisione, per amore, di trasferirsi definitivamente nella nostra città, diventando a tutti gli effetti pratese d'adozione. Con un unico sogno purtroppo mai realizzato: esibirsi anche solo per una sera, per una volta, su un palcoscenico di un teatro pratese con un suo "one man show". Giustino Durano ha vissuto più di trent'anni a Prato, continuando a lavorare duramente, con tournée in teatri di tutta Italia. Ma il suo punto di riferimento, il suo "buen retiro", era Prato. La città che aveva scelto e che amava. Proprio a Prato aveva conosciuto un giovanissimo Roberto Benigni e si erano ripromessi, un giorno, di lavorare insieme. Accadde nel 1997, quando Benigni gli affidò la parte dello zio ne La vita è bella. La maschera comica e tragica di Durano si sposò perfettamente con il talento di Benigni e le atmosfere drammatiche di quel film, vincitore di tre premi Oscar. f.b.

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