Immagine di Giovanni Ciardi
Fu per anni promotore del progetto della linea ferroviaria direttissima tra Firenze e Bologna, che fu realizzata dopo la sua morte.

Essendo venuto al mondo nella villa Naldini Niccolini a Coiano, si può dire che Giovanni Ottaviano Ciardi abbia aperto per la prima volta gli occhi guardando quella valle del Bisenzio che fu per tutta la vita l'oggetto della sua pubblica (ma anche privata) ossessione: il progetto di una ferrovia che collegasse Prato a Bologna, il Centro con il Nord d'Italia quindi, valicando gli Appennini a Montepiano. Negli anni Quaranta e Cinquanta dell'Ottocento, Ciardi e Prato combatterono un'aspra battaglia di campanile (ma non solo) con Pistoia, e la persero: era in realtà l'Austria che decideva il tutto e così, come è spesso avvenuto in questo paese, fu scelta la soluzione tecnicamente ed economicamente peggiore (la linea ferroviaria per Bologna attraverso Porretta) invece dell'auspicato tracciato della Transappenninica (che sarebbe poi diventato quello della Direttissima). Ancora un anno prima di morire, Ciardi accompagnò l'ingegnere francese Protche lungo i sopralluoghi decisivi per la messa a punto del percorso attraverso la Val di Bisenzio. Naturalmente, Ciardi non vide il compiersi, neppure teorico, del successo della sua battaglia, ma si immagini, anche solo per un momento, cosa sarebbe stato di Prato, e della sua economia, nel Novecento, senza la collocazione della città in un punto strategico delle comunicazioni Nord-Sud. Anche Ciardi fu ingegnere, ma soprattutto fu un uomo politico (di tendenze moderate) dai comportamenti a volte un po' troppo disinvolti, un amministratore pubblico, un organizzatore innamoratissimo della sua patria locale. Nel 1865 da gonfaloniere (sindaco) aveva concepito un audace piano di lavori pubblici, tra i quali l'apertura dell'attuale via Magnolfi, per migliorare l'arredo e il decoro urbano: è vero che la copertura finanziaria immaginata aveva aspetti discutibili, ma la pietra tombale sul progetto la mise il potente Giuseppe Mazzoni che affermò essere la nostra una città di «terza classe», non meritevole di tali spese: un giudizio di cui vien voglia di andare a chieder conto alla statua del triumviro in piazza Duomo. Opportunista ma generoso, spirito pratico ma sognatore, Ciardi ha incarnato quasi alla perfezione quelle che sono le costanti antropologiche dell'identità pratese, un'identità fatta «di vento e di cambiali». Non si conoscono di lui immagini: si è scelto così di rappresentarlo con la piazza che porta il suo nome, guardando verso i monti di casa e, di là, verso l'infinito. s.f. Questo personaggio è stato segnalato da Calamai Roberto, marzo 2011.

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