Immagine di Dino Baldassini
Industriale di successo, nel 1948 fu definito il 're del velour'. Fu anche presidente del Prato calcio, portando la squadra in serie B e lanciando campioni come Roberto Vieri e Mario Bertini. Nel 1975 una banda di malviventi di origine sarda rapì e uccise il figlio Piero: il fatto di sangue più grave della storia recente della città.

Dino Baldassini nacque a Tizzana (Pistoia) da una famiglia di contadini il 4 luglio 1911. A 14 anni lavorava come operaio alla cementizia Marchino, a La Macine. Nel 1930 fu operaio al lanificio Pecci che poco dopo lasciò per mettersi in proprio: nel 1937 era già un ben avviato impannatore. Soldato, nella Seconda Guerra Mondiale fu inviato in Sicilia. Tornò e, partigiano fra Prato e Pistoia, fu fatto prigioniero dai tedeschi. Nel 1943 nacque il primogenito Piero. Nel 1948, ormai industriale di successo, fu definito il "re del velour"; iniziò a ricoprire cariche all'interno dell'Unione industriale e acquistò terreni nella zona di Gonfienti, quindi vastissime zone della Calvana, col sogno di una "pedemontana" che collegasse Pizzidimonte a Santa Lucia, liberando dal traffico viale Borgo Valsugana, con la prospettiva di costruire ville e villette sulle pendici del monte. "Sarebbe il viale dei colli di Prato", diceva, ma il progetto non vide mai la luce. Nel 1963 divenne presidente del Prato calcio. Lo rimarrà fino al 1971 e sarà l'ultimo a portare la squadra in serie B, lanciando futuri campioni come Roberto Vieri e Mario Bertini. L'11 novembre 1975, il figlio Piero venne rapito a Gonfienti da una banda di malviventi di origine sarda: il cadavere sarà ritrovato orribilmente straziato all'esterno di una cascina sui colli di Serravalle Pistoiese. E' stato il fatto di sangue più grave della storia recente della città. Baldassini abbandonò i propositi di espansione: voleva realizzare a Gonfienti una fabbrica a forma di orologio, con i vari reparti collocati in posizione circolare come le ore nel quadrante, ma il dolore lo portò a vivere ritirato fra la casa di via Poggio Secco e la fabbrica in via Ceccatelli a San Paolo. Nel 1999, a uno dei rapitori del figlio che gli chiese perdono per ottenere sconti di pena replicò: "Lo perdono solo se mi restituisce mio figlio". Dino Baldassini morì nel luglio 2002. Poco prima aveva espresso il desiderio di veder realizzata sui suoi terreni vicini agli Alcali una "Cittadella" con edifici pubblici e residenze private che portasse il suo nome. p.c.

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