Immagine di Cecilia Vannucchi
Suora domenicana, fu preside del Conservatorio di San Niccolò e del Convitto, formando intere generazioni di insegnanti. Durante la guerra, ospitò rifugiati politici, ebrei e sfollati, fino alla decisione di ospitare il Comitato locale di Liberazione Nazionale. Per il suo coraggio, fu insignita della medaglia d'oro per la Resistenza.

Suor Cecilia Maria Vannucchi, conosciuta anche come Madre Cecilia, è stata una delle figure più luminose della vita religiosa pratese, ma anche una protagonista della vita civile. Trasferitasi da Capalle con la sua famiglia a Prato da bambina, frequentò da educanda quel Conservatorio di San Niccolò che poi, dopo la laurea in Magistero nel 1924, la vide giovane insegnante. Quattro anni più tardi chiese di essere ammessa nella famiglia religiosa domenicana di San Niccolò, dove fece la professione perpetua il 9 novembre 1933. Dal 1931 al 1966 fu preside della scuola - allora prestigiosa fucina di maestre elementari - e del Convitto, formando intere generazioni di insegnanti. Dal 1966 e fino al 1974 continuò ad occuparsi ancora della scuola nella veste di vicepreside. Alla guida della comunità religiosa, negli anni bui del Fronte di guerra, aprì le porte del Conservatorio ai rifugiati politici, ebrei e sfollati, fino alla decisione temeraria di ospitare nelle stanza e negli scantinati di San Niccolò il Comitato locale di Liberazione Nazionale. Per questo suo coraggio, a rischio della vita sua e delle consorelle, un coraggio determinante per le sorti della città, fu insignita nel 1964 della medaglia d'oro per la Resistenza. Donna di fine cultura, a lei si deve anche il riordino della storica biblioteca di San Niccolò e la conservazione dell'ingente patrimonio artistico. Visse una fede profonda, anticipando intuizioni pastorali e liturgiche del Concilio Vaticano II, a cominciare dallo stile del dialogo con tutti, e dalla riforma della vita religiosa. g.r.

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