Immagine di Carlo Livi
Nel 1848 impugnò le armi nella lotta per l'indipendenza italiana. Laureato in medicina presso l'Università di Pisa, fu direttore del manicomio di Siena e di Reggio Emilia, che organizzò come centro scientifico per gli studi di psichiatria. Fondò la Rivista sperimentale di freniatria e di medicina legale.

Nacque a Prato l'8 settembre 1823. Compiuti gli studi umanistici, andò a studiare all'Università di Pisa, allora centro di dibattiti e passioni politiche ispirate da ideali patriottici. Nel fervore del 1848, impugnò anche le armi nella lotta per l'indipendenza. Fallito il tentativo, ritornò a Pisa, dove si laureò in medicina, per poi compiere il tirocinio a Firenze sotto la guida di Maurizio Bufalini. Fu dapprima direttore del manicomio di Siena, quindi professore di medicina legale e di igiene. Nel 1873 venne chiamato a dirigere il manicomio di Reggio Emilia, che organizzò come centro scientifico per gli studi di psichiatria, divenendo sede della clinica psichiatrica della Regia Università di Modena. Nel 1875 fondò la Rivista sperimentale di freniatria e di medicina legale, rassegna scientifica nota ed apprezzata in tutta Europa. Nella provincia emiliana esercitò per anni la professione medica, conquistandosi l'affetto di tutti grazie al suo carattere mite e all'inconsueta dose di umanità. Ben presto entrò nel tessuto sociale cittadino, tanto che sua figlia Ada, direttrice dell'Asilo Manodori (fondazione tuttora esistente), sposò il più noto pittore reggiano, Cirillo Manicardi. Tra i suoi scritti si segnalano Contro la pena di morte: ragioni fisiologiche e patologiche e la Frenologia forense. Ovvero delle frenopatie considerate relativamente alla medicina legale. Fu anche curatore delle opere di Francesco Redi, pubblicate da Le Monnier tra il 1858 e il 1863. Morì a Livorno il 4 giugno 1877. A lui è stato dedicato un liceo scientifico nella sua città natale.

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