Immagine di Silvano Bambagioni
Silvano Bambagioni ricoprì a lungo gli incarichi di presidente della Cassa di Risparmi e Depositi di Prato e di direttore della Cap autolinee, oltre a quello di proposto della Misericordia.

Originario di Signa, Silvano Bambagioni ha segnato nel bene e nel male la storia di Prato del Dopoguerra, indirizzandone l'ascesa economica e sociale fin quasi ad incarnarla e a diventarne il simbolo, salvo poi anticiparne, più avanti, i segni del declino. Per lungo tempo ricoprì gli incarichi di presidente della Cassa di Risparmi e Depositi di Prato e di direttore della Cap autolinee, oltre a quello di proposto della Misericordia. Dotato di un senso politico non comune, si rese conto che Prato era una città che - lavoro a parte - mancava in quegli anni di infrastrutture e di un soggetto di riferimento sul piano del credito ed era carente soprattutto di visibilità e di reputazione in campo nazionale e mondiale. Bambagioni elaborò per la città un progetto completo, che faceva leva su due elementi: da una parte la sete di sviluppo e crescita che Prato esibiva in ogni fase, dall'altro la sua personale capacità di dialogo e di tessere una rete di alleanze anche trasversali. Arrivato in veste di commissario alla guida della Cap a metà anni '50, Bambagioni la trasformò in cooperativa di soci lavoratori da public company che era, elevandola a modello nella Toscana dove il trasporto era e resta affidato a costosissime municipalizzate. Nel 1971 approdò alla presidenza della Cassa di Risparmi e Depositi di Prato, che Bambagioni trasformò nel vero carburante per il motore del tessile. Dopo il suo avvento, i fidi venivano erogati in tempi e quantità inimmaginabili per la burocrazia dei concorrenti. La fiducia negli uomini e la stretta di mano valevano più di garanzie ipotecarie e fidejussioni. Circondata dalla gratitudine di una città avvezza a non aver aiuti da fuori, la banca venne ribattezzata "la Mamma" dai pratesi e lui, affettuosamente, "il Bamba", padre nobile della ripresa pratese. Tutto filò finché Prato girava. La crisi del 1983 lasciò un'onda lunga che portò, due anni dopo, la banca a confrontarsi coi propri conti in una fase critica per tutte le Casse di Risparmio italiane. Nel settembre 1988 la Cassa venne commissariata con un'esposizione di 1600 miliardi di lire. All'atto del commissariamento, Bambagioni non era più al vertice, tuttavia le responsabilità del crac vennero ascritte alla generosa stagione bambagioniana, i cui vertici finirono a processo per i "fidi facili". Nessuna condanna per lui, che comunque aveva assunto ogni decisione in piena sintonia con un CdA che riuniva la crème di industria e imprenditoria locali. Nel frattempo Bambagioni aveva da poco lasciato la Cap e si era ritirato a vita privata, trascorsa nella riservatezza, da cui emerse a Natale 2008, pubblicando un libro di memorie che lasciò deluso chi aspettava chissà quali rivelazioni. Per decenni Bambagioni fu uno e trino fra Cassa, Cap e Misericordia: grandi luci prima, grandi ombre vissute in silenzio e dignità dopo, fino alla sua scomparsa il 12 agosto del 2011. a.a. Questo personaggio è stato segnalato da Caterina Festucci, agosto 2011.

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