Immagine di Roberto Castellani
Fu uno dei pochi deportati pratesi sopravvissuti ai campi di concentramento. Profondamente segnato da quella terribile esperienza, diventò un infaticabile operatore di pace. A lui si deve il gemellaggio con la città di Ebensee. Nel suo ruolo di presidente dell'Aned, ricoprì un ruolo determinante nella creazione del Museo della deportazione di Figline.

Una vita spesa ad onorare la memoria dei suoi compagni pratesi che morirono nei lager nazisti di Mauthausen ed Ebensee. Il 4 marzo 1944 fu proclamato in Toscana uno sciopero generale, a cui parteciparono anche gli operai tessili pratesi. Castellani, e molti altri suoi concittadini, a causa della loro partecipazione allo sciopero, furono arrestati tre giorni dopo dai fascisti della Repubblica di Salò, su disposizione dell'occupante autorità nazista. Castellani fu uno dei pochi pratesi deportati (tornarono soltanto in 19) che sopravvisse alla terribile esperienza, e ne fu profondamente segnato, tanto da divenire, una volta rientrato a Prato, un infaticabile operatore di pace. Alla sua inesauribile attività verso i giovani, e ai suoi annuali pellegrinaggi nella cittadina austriaca dove fu deportato, iniziati negli anni immediatamente successivi alla conclusione del secondo conflitto mondiale, si deve il gemellaggio stipulato da Prato con Ebensee, unico nel suo genere in Europa, fra due comunità che furono divise dalla barbarie. Nella sua funzione di presidente dell'Aned Prato (Associazione nazionale ex deportati politici nei campi nazisti) Castellani ricoprì un ruolo determinante nella fondazione Museo e Centro di documentazione della deportazione di Figline. b.g.

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